Manifesti - Poster

Era il 16 Marzo 2020. Se non sbaglio. Sono passati così tanti anni che non lo ricordo nemmeno più. Improvvisamente il mondo si è fermato. Era un periodo in cui si lottava per l'uguaglianza tra popoli, tra generi e il mondo era in subbuglio per l'imminente catastrofe ambientale.

D'un tratto però ci siamo fermati tutti. Tutte le nazioni si sono inginocchiate di fronte a un male più grande di noi che ci ha costretti alla resa. Un virus. Quell'anno una pandemia ha colpito la Terra intera.

Dalla sera alla mattina ci hanno detto che non saremmo più potuti uscire; la spesa poteva farla una persona a famiglia. Palestre, centri commerciali, bar, pub e ristoranti, tutto chiuso. Perfino le scuole, musei e gallerie d'arte hanno dovuto fare un passo indietro davanti a questo gigante invisibile che colpiva principalmente gli anziani e le persone più cagionevoli.

Inizialmente, un po' "all'italiana", abbiamo preso sottogamba questa storia e la gente continuava a vivere normalmente; ma poi iniziammo ad ammalarci. Non abbiamo potuto seppellire i nostri morti o accompagnarli durante la malattia. Già. Non si poteva nemmeno andare a trovarli in ospedale, l'ultimo saluto lo davi sull'arco della porta, quando ti venivano a prendere, uomini con tute protettive super rifinite per evitare di essere contagiati, ma poi il silenzio.

Oggi tutto ciò è solo un brutto ricordo. Ma diciamoci la verità, non ci siamo mai ripresi del tutto da quel colpo. L'economia, le piccole imprese hanno dovuto arrangiarsi come potevano. Chi ha iniziato a produrre mascherine, chi camici per gli ospedali. Ognuno dava una mano come poteva ma non tutti sono riusciti a farcela, a tirare su le saracinesche quando è stato possibile.

Ricordo ancora come se fosse ieri, il giorno in cui arrivò un uomo da lontano, ci disse di aver trovato un posto dove non c'era il male, dove non c'era il virus e dove si poteva vivere in pace e sereni.

Iniziò a raccontarci di questo Regno del Sogno. I miei ricordi sono un po' offuscati. In un periodo di grande desolazione questo barlume di speranza portava la gente a cercare di tirare avanti. Tutti volevano essere invitati.

Quest'uomo, altro non era che il monarca assoluto del regno. Venne da noi raccogliendo antichità da ogni parte per costruire e resti di umanità da qualsiasi nazione per popolare quest'isola, promettendo felicità e salute eterne. Tutti ne eravamo attratti. Un miraggio di una rivincita nei confronti di una sorte maligna che ci aveva costretti a seppellire chi avevamo di più caro al mondo.

Questo posto, a detta del monarca, era una grande città circondato da alte montagne sempre innevate e ricca era la vegetazione che vi abitava. Circondata da grandi mura, la città aveva tre torri altissime; ogni torre permetteva l'ingresso e in alto si potevano notare dei portafortuna. Sì così li chiamava. Portafortuna.

Erano più degli idoli inquietanti ma sembrava che avessero il potere di tener lontano il male e quindi anche il virus. La prima porta, la porta a sud aveva una testa di civetta, la porta a est una pipistrello crocefisso e l'ultima porta, la porta ad ovest aveva una zampa di capriolo. A dir la verità la leggenda narra che ci fosse anche un'altra porta, quella a nord, distrutta ai tempi della grande guerra, la quale non aveva mai avuto un portafortuna.

Già. La leggenda. Io non ho mai avuto la fortuna di andarci. Si poteva andare solo su invito e ovviamente dovevi rispettare delle caratteristiche particolari. Noi artisti non eravamo ben accetti. Alcuni di noi furono invitati ma solo quelli che facevano divertire e appassionare.

Io non ho mai fatto ridere. Anzi. I miei dipinti neri non piacevano nemmeno a mia madre.

<< Perché fai tutto nero? >> mi ripeteva in continuazione. Non le ho mai saputo rispondere.

In questo regno ognuno aveva un compito ben preciso. Tutti erano tenuti a fare la propria parte. La proprietà che ti veniva concessa era temporanea e andava mantenuta nel migliore dei modi.

Il monarca aveva una sua ideologia molto specifica per quanto riguardava il luogo. Il bel luogo, lo chiamava.

<< Mantenere il luogo bello è necessario per una buona convivenza. Il buon vivere, la salute, la felicità sono collegate al bel luogo. >> Ripeteva sempre l'uomo venuto da lontano, come una sorta di slogan pubblicitario per attirare a sé più seguaci possibili.

Era fermamente convinto che ci fosse una stretta connessione tra uomo e ambiente, tra uomo e natura e che questa connessione nel nostro mondo di fosse rotta. Lui aveva riportato questo equilibrio nel Regno del Sogno.Il giardino

comune, dove l'equilibrio tra luogo e natura era stato ristabilito; quell'equilibrio che anni fa l'uomo spezzò e ci portò a una lenta distruzione. La terra è una casa comune e muovendo gli elementi di questa armonia pre-costruita, il luogo diventa "brutto", bisogna perciò tornare a percepire la connessione tra gli elementi per conservare il luogo.

L'uomo creò quindi un luogo nuovo, un luogo della rinascita e il primo atto era proprio quello di sottomettersi ad esso. Un ritorno al rispetto della reciprocità tra me e l'altro, me e la natura, riacquistando così il dialogo antico perduto.

Questa breve storia, al limite tra reale e fantastico vuole essere una campagna di sensibilizzazione per ristabilire questo contatto. Il Regno del Sogno non esiste. L'Eden non va cercato lontano da noi, ma va recuperato esattamente dove siamo. Opporsi alla natura è come opporsi a noi stessi, dicono i grandi filosofi. Un, erroneamente chiamato "ritorno alla bellezza", o meglio quindi un ritorno a parlare di bellezza.

Dove sta l' "io"? Dove finisce? Dove inizia l' "altro" e quanto è distante? È "totalmente altro" e dunque simile a un Dio?

Ciascuno di noi è un peso nella bilancia della storia del mondo, perciò il destino di esso dipende dall'individuo e viceversa. Oggi in modo particolare, possiamo rovesciare la frase e quindi il destino dell'individuo dipende dal destino del mondo.

Guarisci te stesso e il mondo ti seguirà.

Vogliamo il mondo perché è bello, i suoi suoni i suoi odori, la composizione delle sue strutture, la presenza sensibile del mondo come corpo. Qui giace la crisi dell'amore, il fatto che il nostro amore ha abbandonato il mondo; e che il mondo sia privo di amore. Perché l'amore torni al mondo è necessario che torni anche la bellezza, altrimenti ameremmo il mondo solo per dovere morale: pulirlo, conservare la natura, sfruttarlo di meno. Se l'amore dipende dalla bellezza allora la bellezza viene prima.

Senti. Il comune sentire. I nostri sensi toccano, indietreggiano, e chiudono fuori il mondo; il mondo è perso per i sensi, e così anche le parole di senso, il comune linguaggio descrittivo. Allora non: "ama!"; non: "sii in relazione, soltanto in relazione!"; non: "svegliati!"; ma: "guarda e vedi!". Salmi 34:9

"Lasciate che il cuore si risvegli, che si risvegli il pensiero del cuore" - James Hilmann, Politica della Bellezza

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